Lipidi e rischio cardiovascolare

Lipidi e rischio cardiovascolare: un rapporto non sempre lineare

Spesso si pensa che i livelli di colesterolo nel sangue siano il principale fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, ma la realtà è più complessa. Un recente studio pubblicato su European Heart Journal ha analizzato i dati di migliaia di persone che hanno avuto eventi cardiovascolari, come infarti o ictus, e ha scoperto che circa la metà di loro non aveva i classici fattori di rischio, come il fumo, il diabete, l’ipertensione o la dislipidemia.

Questo significa che ci sono altre variabili individuali che influenzano la salute del cuore e dei vasi sanguigni, e che è necessario individuare nuovi indicatori che possano valutare il rischio cardiovascolare in modo globale e personalizzato. Alcuni di questi indicatori sono disponibili solo in centri specializzati, e riguardano aspetti biochimici e funzionali dell’organismo.

Un ruolo chiave lo ha lo stato infiammatorio, che è responsabile dell’evoluzione del danno vascolare causato dall’aterosclerosi, la formazione di placche di grasso nelle arterie. Ridurre l’infiammazione con terapie appropriate può quindi prevenire o limitare le conseguenze delle malattie cardiovascolari.

Anche l’assetto lipidico, cioè la composizione dei grassi nel sangue, è importante, ma non basta misurare il colesterolo totale o frazionato. Ci sono altri parametri, come il numero e la dimensione delle particelle di lipoproteine, che trasportano il colesterolo nel sangue, che possono dare informazioni più precise sul rischio cardiovascolare.